New York – Frammenti d’immagini e sullo sfondo i celeberrimi ponti

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La data dell’11 settembre è scolpita nella memoria collettiva come uno spartiacque tra un prima e un dopo segnato dalla paura degli attentati terroristici…sembra che non ci si pensi ma quando ho incontrato per strada i pompieri di New York tutto questo è tornato velocemente alla mente: i morti alle Torri Gemelle avrebbero potuto essere molti di più se l’intervento…

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I pompieri di New York

La data dell’11 settembre è scolpita nella memoria collettiva come uno spartiacque tra un prima e un dopo segnato dalla paura degli attentati terroristici…sembra che non ci si pensi ma quando ho incontrato per strada i pompieri di New York tutto questo è tornato velocemente alla mente: i morti alle Torri Gemelle avrebbero potuto essere molti di più se l’intervento dei Vigili del Fuoco di New York non fosse stato tempestivo.

Il Fire Department di New York è nato nella seconda metà del 1800 e oggi è il più grande degli Stati Uniti, secondo nel mondo solo a quello di Tokyo. Chiamati da sempre “The Bravest“, dopo l’11 settembre agli occhi dell’intero pianeta sono diventati l’archetipo dell’ eroe anche perché sono stati purtroppo tantissimi i vigili del fuoco che hanno perso la vita nel tentativo di salvarne molte altre.

Quel giorno il dispiegamento di uomini fu imponente, così come furono ingenti le perdite subite dal corpo dei vigili del fuoco: 343 caduti, in pochissimo tempo, tanti quasi quanto quelli scomparsi in un intero secolo.
Furono loro a salire in cima ad entrambi i grattacieli, a tentare di salvare quante più vite innocenti intrappolate in quell’irreale inferno di fuoco e fumo, a correre verso le torri mentre tutti si allontanavano di corsa, cercando di mettersi in salvo.
Un’incredibile prova di coraggio di cui, 16 anni dopo, i pompieri sopravvissuti portano ancora i segni: stress post-traumatico e patologie respiratorie causate dall’ingente quantità di polvere respirata.

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I ponti sospesi

Io amo le città sui fiumi, forse perché l’acqua e l’inconscio sono legati, e cosi amo tutti i ponti. Ho scoperto che a New York ci sono tre ponti sospesi: il ponte di Manhattan , che attraversa l’East River a New York, collegando Lower Manhattan da Canal Street con Brooklyn alla Flatbush Avenue. È stato l’ultimo dei tre ponti sospesi costruiti sull’East River dopo il ponte di Brooklyn e il ponte di Williamsburg.

Il ponte di Williamsburg, invece, è il ponte che attraversa l’East River congiungendo la parte orientale di Manhattan, il Lower East Side, a Brooklyn. Per una appassionata di jazz è stato emozionante emozionata scoprire che negli anni tra il 1959 e il 1961 il ponte fu spesso frequentato dal sassofonista jazz Sonny Rollins, che vi si recava per studiare senza disturbare i vicini di casa; comportamento a volte condiviso anche da Steve Lacy, entrambi molto amati da me.

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Il ponte di Brooklyn

Ma, in realtà, il più famoso è il ponte di Brooklyn completato nel 1883: ha rappresentato per lungo tempo il ponte sospeso più grande al mondo e il primo ponte costruito in acciaio galvanizzato con zinco per proteggerlo dal vento, dalla pioggia e dalla neve. E’ lungo 1091 mt. e fu progettato per attraversare il East River, fissato su un traghetto ancorato a Brooklyn per mettere in collegamento Manhattan e Brooklyn che erano allora due cittadine separate.

Alla fine dell’800 il ponte, una volta completato, si presentava con una struttura a 5 corsie: le due corsie esterne venivano impiegate per il transito di carrozze, le due corsie intermedie per il transito delle cabine della teleferica e la corsia centrale per quello dei pedoni. Oggi le corsie esterne e intermedie sono diventate 6 in totale, 3 destinate al traffico in direzione Brooklyn e 3 destinate a quello in direzione Manhattan e sono utilizzate dai mezzi a motore mentre quelle centrali sono per metà pista pedonale e per metà pista ciclabile, che a New York non mancano mai!

Innumerevoli film lo hanno usato come set cinematografico e addirittura nell’83 è uscito un film dedicato al ponte, “Oltre il ponte di Brooklyn” diretto da Menahem Golan, con Elliott Gould e Margaux Hemingway. Attraversarlo è stata davvero un’emozione…

Il coraggio era anche quello. Era la consapevolezza che l’insuccesso fosse comunque il frutto di un tentativo. Che talvolta è meglio perdersi sulla strada di un viaggio impossibile che non partire mai. (Giorgio Faletti)

Suggerimenti utili

 

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New York – Frammenti d’immagini e sullo sfondo i celeberrimi ponti
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