Giappone – Alla ricerca delle tombe dei 47 Ronin, leali Samurai

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Sono da sempre affascinata dalla filosofia zen e dalla via della spada che ho conosciuto grazie al libro Lo Zen e la cultura giapponese di Suzuki, preziosissima guida per cominciare a capire qualcosa di questo mondo lontano e straordinario.
Poi ho visto il film I 47 Ronin che mi ha completamente presa (grazie anche al fascino di Keanu Reeves!) e ho deciso che appena arrivata a Tokyo, una delle prime cose che avrei visto era il tempio Tempio Sengakuji dove sono conservate le loro tombe, e così ho fatto…

 

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Le tombe dei 47 Ronin

Sono da sempre affascinata dalla filosofia zen e dalla via della spada che ho conosciuto grazie al libro Lo Zen e la cultura giapponese di Suzuki, preziosissima guida per cominciare a capire qualcosa di questo mondo lontano e straordinario.
Poi ho visto il film I 47 Ronin che mi ha completamente presa (grazie anche al fascino di Keanu Reeves!) e ho deciso che appena arrivata a Tokyo, una delle prime cose che avrei visto era il tempio Tempio Sengakuji dove sono conservate le loro tombe, e così ho fatto…

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Il Tempio Sengakuji

Il tempio Sengakuji fu costyruito dallo shogun Tokugawa Ieyasu nel 1612 per poter studiare i principi del Buddhismo Soto, introdotto dal monaco Dogen nel Giappone. E’ sede di una cerimonia di commemorazione, il 14 dicembre di ogni anno, per ricordare l’evento del suicidio rituale (seppuku) dei 47 Ronin, celebrandone il grande coraggio, la lealtà ed il rispetto dell’onore.

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I Samurai

I Ronin erano dei samurai e la loro vicenda si inserisce nella tradizione giapponese di questi guerrieri: il nome Samurai deriva da un verbo, saburau, che significa “servire” o “tenersi a lato” e letteralmente significa “colui che serve”.
I samurai formarono un’élite militare, composta da capi di clan o signori della guerra e dai fedeli soldati che combattevano sotto di loro. Tradizionalmente l’imperatore era il capo supremo del Giappone ma quando i samurai andarono al potere, l’imperatore fu eclissato da un dittatore militare chiamato Shogun o comandante in capo.
I samurai che non servivano un daimyō perché era morto o perché ne avevano perso il favore, o la fiducia, erano chiamati rōnin, letteralmente “uomo onda”, che vuol dire “libero da vincoli”, ma con un significato dispregiativo.

Il periodo Edo

Questa classe guerriera ha dominato la storia giapponese per quasi 700 anni, dal 1185 al 1867: un regno spietato e violento ma ricco di cultura che ha lasciato dietro di sé un’eredità di castelli, di battaglie in mare e scontri in campo aperto tra eserciti di decine di migliaia di samurai. Il periodo Edo (1603-1867), è quello che ha visto i samurai raggiungere l’apice dell’ autorità e del prestigio.
I samurai costituivano una casta colta, che oltre alle arti marziali, direttamente connesse con la loro professione o bushidō, rigido codice d’onore, praticavano arti zen come il cha no yu (la cerimonia del the) o lo shodō (arte della scrittura) o l’ikebana (l’arte di disporre i fiori). Il samurai indossava un kimono sovrastato da pantaloni corti e una corta giacca allentata, la testa rasata in cima, con i capelli sui lati e la schiena raccolti in un top.

Le armi del samurai

Come membro della classe più alta del Giappone, quella del guerriero, solo un samurai poteva essere armato di spade, simboli letali della sua autorità. Oltre all’armatura fiammeggiante da guerra, il samurai era nella sua vita quotidiana dotato di:

  • katana (o uchigatana),spada lunga,
  • wakizashi (spada corta)
  •  tanto (coltello).

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Queste armi bianche erano formate dalla forgiatura di un blocco di ferro (chiamato tamahagane) che veniva scaldato ad alte temperature, successivamente martellato per piegarlo e sovrapponendo le piegature, arrivando a 15 , realizzando una lama di 32.768 strati. Questo processo generava lame estremamente resistenti e flessibili.
Un moderno video ne mostra le capacità, tagliando in due una pallottola sparata da una pistola.

 

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Il governo non chiedeva ai samurai di lavorare, in senso stretto, ma solo di rimanere in forma per il combattimento e di difendere il regno quando occorreva.
La classe guerriera giapponese godette di una sorprendente assenza di sconfitte che si concluse solo quando le navi da guerra americane entrarono nei porti del Giappone, evidenziando l’incapacità dello Shogun a difendere il paese. Le forze giapponesi si radunarono, allora, intorno ad un nuovo imperatore e rovesciarono l’esercito dello Shogun. Il regno del samurai era finito. Ciò nonostante il bushidō, rigido codice d’onore dei samurai, è sopravvissuto ed è ancora, nella società giapponese odierna, un nucleo di principi morali e di comportamento simile al ruolo svolto dai principi etici religiosi nelle società occidentali attuali.

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Il Bushido si fonda su sette concetti fondamentali, ai quali il samurai deve scrupolosamente attenersi:

  • Gi: Onestà e Giustizia
  • Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell’onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
  • Yu: Eroico Coraggio. Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L’eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.
  • Jin: Compassione
    L’intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d’aiuto ai propri simili e se l’opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una. La compassione di un samurai va dimostrata soprattutto nei riguardi delle donne e dei fanciulli.
  • Rei: Gentile Cortesia
    I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini. Il miglior combattimento è quello evitato.
  • Makoto: Completa Sincerità
    Quando un Samurai esprime l’intenzione di compiere un’azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l’intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di “dare la parola” né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
  • Meiyo: Onore
    Vi è un solo giudice dell’onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
  • Chugi: Dovere e Lealtà
    Per il Samurai compiere un’azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.

Sono tornata dal viaggio con una curiosità: sono esistite donne guerriere? Con grande soddisfazione ho trovato questo bellissimo video che condivido con voi.

Perché ti stupisci se viaggiare non ti serve? Porti in giro te stesso. Ti perseguitano i medesimi motivi che ti hanno fatto fuggire. (Lucio Anneo Seneca)

Suggerimenti utili

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