Ogni comunità umana ha sempre avuto un luogo di incontro, raccolta, confronto e scontro, dove dare corpo a moti dell’animo. Così sono nate le rivoluzioni, iniziate nelle piazze, così si sono confrontate idee e scelte nelle agorà greche, così circolavano sorrisi, ammiccamenti, commenti il più delle volte salaci ed invidiosi nelle piazze dei paesi durante la domenica, così le rivalità si confrontavano con se e ma nei tanti bar dello sport.
Qui a Sousse in Tunisia ho trovato uno di questi centri di polarizzazione e nello specifico trattasi di un pontile, parola fosse troppo altisonante per quello che questo manufatto può essere.
Si protende come un dito nel mare, quasi ad indicare una meta che oggi, in tempo di migrazioni tragiche, è ricercata da molti.
Torniamo al pontile, in cemento consumato dalle lunghe onde, su cui si può camminare grazie un tappeto di vegetazione marina ormai secca, contornato da blocchi di roccia a sostenerne l’esistenza, ormai quasi vana ed inutile. Al suo termine si erge un tubo metallico, di colore indefinito, scorticato dalla corrosione generata dagli elementi atmosferici. Forse ieri, ma molto indietro nel tempo, poteva sostenere una luce, monito per piccoli naviganti e richiamo per le persone che lo frequentavano.
La mia stanza d’albergo era prospiciente al mare ed a questo pontile, cosicché in tutti quei momenti in cui mi affacciavo al balcone, fosse mattina o pomeriggio o sera, quel dito in cemento mi mostrava quanto succedeva in quei dintorni.
Intorno e su di esso ho iniziato a notare fatti che il mio occhio fotografico ha fissato: le ragazze con il velo ma vestite all’occidentale, un’altra che mentre parlava al cellulare passeggiava nell’acqua fino alla caviglia, poi la coppia in mare lui in bermuda e lei vestita, fino alle due ragazze che modernamente indossavano il burkini, molto colorato e variegato. Non sono mancate anche le classiche coppiette che preferiscono meno luce e meno gente per scambiarsi un bacio o più semplicemente mettere un braccio sulla spalla della lei del momento.
Putroppo ho visto anche le situazioni meno piacevoli, come quando un giovane ha cercato di allungare le mani, mentre la ragazza si proteggeva con le braccia, fino a doversi poi sistemare il velo scomposto.
Insomma tutto il mondo è un paese e l’essere umano è simile su tutta questa crosta terrestre.
Eppure quel pontile è lì, avulso dalle competizioni umane, dal bello e dal brutto che può succedere nei suoi dintorni.
Ed è anche distaccato e non preoccupato per l’opera di erosione che il mare, potente generatore ma anche immenso distruttore, opera incessantemente su di lui, asportando grani di cemento e roccia e coprendo il tutto con le alghe strappate dai fondali del Mediterraneo.
Man mano che sarà meno adatto al passeggio, agli incontri, verrà considerato inutile se non un pericolo e quindi demolito, lasciando padrone solo e solamente lui, il Mare.